Che siano maledetti

Che siano maledetti.

Manco da Sorbillo da un po’. Da quando Napoli ha cominciato ad essere invasa dai turisti e mangiare una pizza lì ha cominciato a richiedere un po’ di più dell’ora e mezza di attesa canonica.

Poco male.

Ho volentieri barattato il piacere di godere di una delle pizze più buone al mondo con gli sguardi estasiati di tedeschi, francesi e spagnoli all’uscita da lì.

I loro occhi, le loro papille gustative, sono state negli ultimi anni la più potente promozione turistica alla mia città. E questo, esattamente questo, è quello che fa più riflettere.

Che siano maledetti.

Maledette queste nuove, tracotanti leve criminali. Sono i girini della criminalità. Imperversano nel vacuum lasciato dai vecchi clan provando a conquistarsi a suon di stese e di violenza il rispetto che credono di meritare. E’ finita l’era del silenzio. Il nuovo marketing criminale mette al primo posto la violenza, l’ostentazione. Questi “muccusielli”, non hanno rispetto per niente e per nessuno.

Neanche per Sorbillo. Per la sua pizza. Simbolo di una città che quotidianamente lotta per riabilitare la sua immagine scippandola dalle mani a chi davvero non la ama. Ma la stupra. Con la violenza, la prepotenza ed atti come questo.

Distruggere il tempio della pizza è violentare il proprio dna. E’ abusare le proprie radici, seviziare i geni della propria appartenenza. Un suicidio (anche mediatico) che solo un imbecille scriteriato potrebbe realizzare.

Da domani, la pizza di Sorbillo sarà ancora più gustosa. Avrà un nuovo inebriante odore: quello della Napoli che non si arrende.

Tornerò, torneremo a gustarla, raccontarla e viverla. In barba alla violenza di questi schifosi scellerati. Putridi rigurgiti di una città che sa rialzarsi ogni giorno come nessun altra.

Che siate maledetti.

 

Una risposta a “Che siano maledetti”

  1. Bello, Luca! Davvero bello.

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