Quel filo sottile che corre da Scampia a Moleenbek

Metropolitana di Bruxelles, qualche tempo fa.

Vagone semivuoto. Seduta accanto a noi, una donna di mezza età con bambino al seguito prova a consigliarci qualche location mordi e fuggi per il nostro weekend belga.

E’ italiana. Vive da 20 anni in Belgio e, nonostante la flemma nel parlarci, mostra ancora un marcato accento romanesco. Di francofono, le resta un berretto alla francese e la pronuncia delle fermate della metro. Quali? Maelbeek e Schuman. Quelle più vicine al Parlamento, tappa obbligata del tour.

– Ma Molenbeek? Com’è? Si può andare?
– Ci vivo da anni. Tranquillissima. Mi vedi esaurita?

“Si”. In realtà le avremmo risposto così, ma fu così gentile che non ce la sentimmo. Fu come guardarsi allo specchio, andando con la mente a quei “come si sta a Napoli?” o “davvero vivi a Scampia?”. Impeti di patriottismo. Bugie bianche, parziali verità. Insomma, film già visti dalle nostre parti.

Il resto è cronaca. E brividi.

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